![Giovanni Riva, autore di “Game over! Come ho vinto la mia battaglia contro il gioco d’azzardo e come puoi farlo anche tu”.](https://www.nightguide.it/image/5709849/680/0/crop/rubrica/intervista-a-giovanni-riva-autore-di-game-over-come-ho-vinto-la-mia-battaglia-contro-il-gioco-d-azzardo-e-come-puoi-farlo.jpeg)
Giovanni Riva, autore di “Game over! Come ho vinto la mia battaglia contro il gioco d’azzardo e come puoi farlo anche tu”.
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06/02/2025 | Bookpress
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Giovanni Riva (Milano, 1988) vive nella Maremma Toscana ed è stato impiegato, negli anni, in vari ruoli nel settore commerciale. La sua vera passione, tuttavia, è sempre stata quella di aiutare gli altri, e ciò lo ha condotto a intraprendere un percorso da mental coach. La sua opera d'esordio, “Game over! Come ho vinto la mia battaglia contro il gioco d'azzardo e come puoi farlo anche tu” (Self-publishing, 2024), fa parte di questo importante cammino.
«Cosa ti ha spinto a scrivere “Game over! Come ho vinto la mia battaglia contro il gioco d'azzardo e come puoi farlo anche tu”?»
Posso riassumere la motivazione con una frase molto semplice “questo è esattamente il libro che il “Giovanni giocatore” del passato avrebbe voluto trovare sullo scaffale di una libreria. Così come avviene anche per altre dipendenze, il giocatore è intimamente alla ricerca di un modo per smettere. La testimonianza di qualcuno che ci è riuscito e che ora vive felice può essere sicuramente il trampolino di lancio verso una nuova vita
«Nell'opera parli di una storia vera, la tua; affermi che, dalla stesura del libro sulla tua esperienza, sono trascorsi cinque anni prima di decidere di pubblicarlo. Quali sono stati i motivi di questa attesa?»
Questo è un punto cruciale, tanto è vero che la motivazione l'ho scritta proprio nella premessa del libro, te la riporto parzialmente qui di seguito: “Credo che la vera ragione sia stata la paura: la paura di affrontare un cambiamento così grande che non sarei stato in grado di gestirlo. Alla fine la mia vita stava migliorando sempre di più, tutti i pezzi stavano andando al loro posto, stavo raggiungendo una sorta di equilibrio che non volevo rovinare”. Con questo mi riferisco a tante cose. A come sarebbe cambiato lo sguardo dei miei colleghi, delle persone a me vicine che non sapevano del mio passato oppure se sarei stato in grado di gestire un eventuale successo. Quella paura che solo gli “e se...” possono creare.
«La ludopatia è una piaga sociale che miete innumerevoli vittime ma, nonostante sia stata riconosciuta ufficialmente in Italia come malattia dal Ministero della salute, non sembra che venga considerata alla pari di altre dipendenze, come quelle da droghe o da alcool. Come mai, secondo te, non ha la stessa visibilità?»
La prima risposta, quella più ovvia è: i soldi. Non tanto quelli che incassa lo stato, ma quelli che entrano nelle tasche di chi, veramente, controlla questo settore.
Se andiamo un po' più a fondo però credo che ci sia una seconda motivazione. Una motivazione più subdola, ovvero che i danni causati dal gioco d'azzardo non intaccano la collettività in modo plateale. Faccio un esempio: l'alcool è sicuramente più discusso come tema perché ogni giorno sentiamo parlare di ubriachi alla guida che causano incidenti. O ancora, ci può capitare di vedere persone sotto l'effetto di stupefacenti che aggrediscono altre persone, causano risse oppure compiono illeciti. Torniamo a noi. Quante volte hai sentito parlare di una persona che ha causato un incidente d'auto perché non erano usciti i suoi numeri al superenalotto? Credo nessuna. Ed è questo il punto.
I danni da gioco d'azzardo non fanno notizia. Sono intimi. Un divorzio perché “le cose non andavano più bene” non fa notizia, anzi, viene visto come una cosa normale nella società moderna. Una persona che perde il lavoro perché è sempre in ritardo e depressa non fa notizia. Fin quando i danni non creano fastidi o indignazione alla collettività, si può tranquillamente mettere la testa sotto la sabbia.
«Nel libro, oltre alla preziosa testimonianza della tua rinascita dopo tante cadute, offri degli strumenti e un percorso per uscire da questa devastante dipendenza. Qual è il primo passo di questo cammino da compiere per uscire dalla ludopatia?»
Accettare che sei un giocatore d'azzardo. Devi accettare che c'è un problema se vuoi che ci sia una soluzione. Se non vedi il problema non vedi neanche la soluzione.
Sembra semplice, ma questo passaggio è quello che impedisce alle persone di liberarsi di questo male.
«Dalla tua opera: “Una cosa è fondamentale, una cosa che io ho accettato a fatica. Che tu sia uno che si distrugge di gratta e vinci o uno che si mette davanti alla slot machine per pochi minuti, sei un giocatore d'azzardo”. Qual è la trappola del gioco d'azzardo? Come riesce a insinuarsi così capillarmente nella vita di una persona? Cosa succede davvero nella mente di un ludopatico?»
Vorrei darti una risposta dettagliata ma...dovrei scriverci un libro. Le motivazioni, le cause, cosa accade è un tema molto delicato. In linea di massima possiamo dire questo: La trappola è che ti fa credere di essere un gioco. È come Squid Game, non puoi pensare che un banale “1,2,3, stella!” sia letale, e invece... Il Gioco ti fa credere di essere uno svago, un modo divertente per cercare di cambiare vita. In realtà la prospettiva di poter avere una vita agiata, di avere possibilità economiche fino a quel momento impensabili, iniziano a crearti un mondo di illusioni. Inizi a voler quella vita, ma non fai nulla di concreto per crearla ( studiare, imparare, aprire una attività, imparare un lavoro secondario ecc.). Così finisci per rincorrere un sogno che ben presto si trasformerà in un incubo
«Cosa vorresti dire in questo momento a un ipotetico giocatore d'azzardo che sta leggendo questa intervista, e che si sente solo e disarmato di fronte alla sua dipendenza?»
PRENDI SUBITO IL LIBRO! A costo di sembrare uno che si fa una pubblicità sfacciata questo è il primo grande consiglio. Perché? Perché è il primo passo per capire che 1- non sei solo, ci sono io al tuo fianco, 2- se ne può uscire e la vita è meravigliosa, 3- avrai compiuto un gesto concreto verso la tua nuova vita (“non il solito “domani smetto”). È stata la mia premessa, ho scritto questo libro perché è esattamente quello che avrei voluto trovare ai tempi quando ero nella tua situazione.
«Quali sono i tuoi progetti, letterari e non, per il futuro?»
Quanto tempo abbiamo? Scherzi a parte, progetti ne ho tantissimi, ho sempre in mente idee o cose da mettere in piedi. Ora però la priorità è aiutare gli altri. Sogno di diventare il “nemico numero uno” dell'industria del gioco d'azzardo portando dalla mia parte tutte le persone che posso.
Contatti
https://www.facebook.com/share/14vRjTcvWc/?mibextid=LQQJ4d
https://www.instagram.com/giovanni.riva.88/profilecard/?igsh=YXNnOWhqbWwxdmgz
Link di vendita online
https://www.amazon.it/Game-Over-battaglia-contro-dazzardo/dp/B0DQ1THJKN/
«Cosa ti ha spinto a scrivere “Game over! Come ho vinto la mia battaglia contro il gioco d'azzardo e come puoi farlo anche tu”?»
Posso riassumere la motivazione con una frase molto semplice “questo è esattamente il libro che il “Giovanni giocatore” del passato avrebbe voluto trovare sullo scaffale di una libreria. Così come avviene anche per altre dipendenze, il giocatore è intimamente alla ricerca di un modo per smettere. La testimonianza di qualcuno che ci è riuscito e che ora vive felice può essere sicuramente il trampolino di lancio verso una nuova vita
«Nell'opera parli di una storia vera, la tua; affermi che, dalla stesura del libro sulla tua esperienza, sono trascorsi cinque anni prima di decidere di pubblicarlo. Quali sono stati i motivi di questa attesa?»
Questo è un punto cruciale, tanto è vero che la motivazione l'ho scritta proprio nella premessa del libro, te la riporto parzialmente qui di seguito: “Credo che la vera ragione sia stata la paura: la paura di affrontare un cambiamento così grande che non sarei stato in grado di gestirlo. Alla fine la mia vita stava migliorando sempre di più, tutti i pezzi stavano andando al loro posto, stavo raggiungendo una sorta di equilibrio che non volevo rovinare”. Con questo mi riferisco a tante cose. A come sarebbe cambiato lo sguardo dei miei colleghi, delle persone a me vicine che non sapevano del mio passato oppure se sarei stato in grado di gestire un eventuale successo. Quella paura che solo gli “e se...” possono creare.
«La ludopatia è una piaga sociale che miete innumerevoli vittime ma, nonostante sia stata riconosciuta ufficialmente in Italia come malattia dal Ministero della salute, non sembra che venga considerata alla pari di altre dipendenze, come quelle da droghe o da alcool. Come mai, secondo te, non ha la stessa visibilità?»
La prima risposta, quella più ovvia è: i soldi. Non tanto quelli che incassa lo stato, ma quelli che entrano nelle tasche di chi, veramente, controlla questo settore.
Se andiamo un po' più a fondo però credo che ci sia una seconda motivazione. Una motivazione più subdola, ovvero che i danni causati dal gioco d'azzardo non intaccano la collettività in modo plateale. Faccio un esempio: l'alcool è sicuramente più discusso come tema perché ogni giorno sentiamo parlare di ubriachi alla guida che causano incidenti. O ancora, ci può capitare di vedere persone sotto l'effetto di stupefacenti che aggrediscono altre persone, causano risse oppure compiono illeciti. Torniamo a noi. Quante volte hai sentito parlare di una persona che ha causato un incidente d'auto perché non erano usciti i suoi numeri al superenalotto? Credo nessuna. Ed è questo il punto.
I danni da gioco d'azzardo non fanno notizia. Sono intimi. Un divorzio perché “le cose non andavano più bene” non fa notizia, anzi, viene visto come una cosa normale nella società moderna. Una persona che perde il lavoro perché è sempre in ritardo e depressa non fa notizia. Fin quando i danni non creano fastidi o indignazione alla collettività, si può tranquillamente mettere la testa sotto la sabbia.
«Nel libro, oltre alla preziosa testimonianza della tua rinascita dopo tante cadute, offri degli strumenti e un percorso per uscire da questa devastante dipendenza. Qual è il primo passo di questo cammino da compiere per uscire dalla ludopatia?»
Accettare che sei un giocatore d'azzardo. Devi accettare che c'è un problema se vuoi che ci sia una soluzione. Se non vedi il problema non vedi neanche la soluzione.
Sembra semplice, ma questo passaggio è quello che impedisce alle persone di liberarsi di questo male.
«Dalla tua opera: “Una cosa è fondamentale, una cosa che io ho accettato a fatica. Che tu sia uno che si distrugge di gratta e vinci o uno che si mette davanti alla slot machine per pochi minuti, sei un giocatore d'azzardo”. Qual è la trappola del gioco d'azzardo? Come riesce a insinuarsi così capillarmente nella vita di una persona? Cosa succede davvero nella mente di un ludopatico?»
Vorrei darti una risposta dettagliata ma...dovrei scriverci un libro. Le motivazioni, le cause, cosa accade è un tema molto delicato. In linea di massima possiamo dire questo: La trappola è che ti fa credere di essere un gioco. È come Squid Game, non puoi pensare che un banale “1,2,3, stella!” sia letale, e invece... Il Gioco ti fa credere di essere uno svago, un modo divertente per cercare di cambiare vita. In realtà la prospettiva di poter avere una vita agiata, di avere possibilità economiche fino a quel momento impensabili, iniziano a crearti un mondo di illusioni. Inizi a voler quella vita, ma non fai nulla di concreto per crearla ( studiare, imparare, aprire una attività, imparare un lavoro secondario ecc.). Così finisci per rincorrere un sogno che ben presto si trasformerà in un incubo
«Cosa vorresti dire in questo momento a un ipotetico giocatore d'azzardo che sta leggendo questa intervista, e che si sente solo e disarmato di fronte alla sua dipendenza?»
PRENDI SUBITO IL LIBRO! A costo di sembrare uno che si fa una pubblicità sfacciata questo è il primo grande consiglio. Perché? Perché è il primo passo per capire che 1- non sei solo, ci sono io al tuo fianco, 2- se ne può uscire e la vita è meravigliosa, 3- avrai compiuto un gesto concreto verso la tua nuova vita (“non il solito “domani smetto”). È stata la mia premessa, ho scritto questo libro perché è esattamente quello che avrei voluto trovare ai tempi quando ero nella tua situazione.
«Quali sono i tuoi progetti, letterari e non, per il futuro?»
Quanto tempo abbiamo? Scherzi a parte, progetti ne ho tantissimi, ho sempre in mente idee o cose da mettere in piedi. Ora però la priorità è aiutare gli altri. Sogno di diventare il “nemico numero uno” dell'industria del gioco d'azzardo portando dalla mia parte tutte le persone che posso.
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