Vi racconto il Vasto Siren Festival – DAY TWO – 25/07/2015

Vi racconto il Vasto Siren Festival – DAY TWO – 25/07/2015

La mattina del 25 Luglio mi sveglio, pranzo e partiamo subito alla volta di Vasto per la seconda giornata del festival. Dopo un bel po' di chiacchiere in macchina arriviamo sul lungo mare di Vasto Marina intorno alle 16, il tempo di trovare un parcheggio e poi di corsa, dritti in acqua. E' così che entriamo al Vasto Siren Festival oggi, tuffandoci dopo tanto caldo.
 
Passiamo il pomeriggio al Lido Sabbia D'Oro, punto nevralgico del festival pomeridiano, dove non mancano fumettisti ed editori con un dibattito acceso sui vantaggi dell'autoproduzione e ragazzi ad un addio al celibato che torturano simpaticamente il mal capitato sposo, intanto noi ascoltiamo musica rilassandoci al sole, circondati da molti giovani e turisti stranieri.
 
Come già detto nell'articolo di presentazione del festival il Siren è sicuramente un festival diverso, che si pone delle sfide coraggiose, affrontandone tante e tutte insieme. Mette insieme generi musicali diversi, come il rock e l'elettronica, facendosi spazio in un Paese come l'Italia in cui non esistono veri e propri punti di ritrovo a riguardo, soprattutto dedicati a queste varietà di genere, ma solo piccole rassegne e festival minori. La sfida più grande, infatti, è non puntare sui grandi numeri, ma sulla qualità, risultando un'esperienza davvero piacevole e un festival a misura d'uomo, senza interminabili file e con tutto ciò di cui ho bisogno a disposizione nel momento giusto.
 
Poco prima delle 20 superiamo l'entrata del festival di Piazza del Popolo e ad accoglierci, stavolta, troviamo le Pins. Queste quattro ragazze di Manchester con occhialoni scuri e uno stile radical chic caricano benissimo il pubblico con una dose di garage pop notevole. Il loro sound è un vintage anni Ottanta rivisitato in chiave 2000, con passaggi inaspettati e originali. Sono un po' riot grrrl, con echi di Joan Jett e Patti Smith, funzionano bene sul palco del Vasto mentre si fa sera.
 
Ci spostiamo di pochi passi per vedere Lorenzo Urciullo aka Colapesce, cantante siculo con un successo che sta crescendo esponenzialmente, facendo discutere moltissimo anche la stampa estera dell'ultimo periodo: Le Monde, ad esempio, lo definisce “L'avenir d'Italie” e unico erede tardivo di Dalla e Battiato. Nel febbraio 2015 esce il suo nuovo album, Egomostro, che si distingue dai suoi lavori precedenti per le sonorità meticce, facendo convivere un pop sofisticato con l'elettronica mediterranea. Colapesce stasera ci offre un repertorio musicale d'effetto tra quattro mura, quelle del cortile D'Avalos, che, sotto luci e proiezioni del festival, incorniciano perfettamente un concerto da cui trarre tutta l'energia possibile. Entra pure, Dopo il diluvio, Egomostro, Le vacanze intelligenti, Brezny, Reale, cantate tutte d'un fiato, fan e pubblico hanno gli occhi puntati su di lui come ipnotizzati dal sound multiforme, originale, sperimentale con un risultato alle volte fresco altre malinconico. Bravissimo nell'interpretazione di Un giorno di festa e soprattutto di Satellite e Maledetti Italiani, che ho ancora in testa quattro giorni e una decina di concerti dopo. Conclude con Restiamo in casa, brucia la scaletta e la lancia al pubblico, riparte l'ovazione generale, è d'effetto. Tra l'entusiasmo del pubblico mi accorgo che il tempo in compagnia del talento di Colapesce è davvero volato, bravo.
  
Dopo Colapesce ci riposiamo un po', appena riforniti di pizzette e birra ci sediamo a lato del palco di Piazza del Popolo per gustarci i The Pastels. La band The Pastels, fondata nel 1981 a Glasgow, può essere considerata la madre dell'indie pop scozzese e fonte d'ispirazione per intere generazioni di musicisti. Dopo un inizio un po' in sottofondo, riconquistano l'attenzione di tutto il pubblico, anche nelle ultime file, con dei pezzi da novanta come il nuovo Check my Heart e lo storico Night to be Done, riconfermando così lo stile unico e immortale della band.
  
Fabryka, invece, è una band barese che sta suonando a porta San Pietro e si presenta con un bel sound acustico contaminato da momenti puramente elettronici. Hanno un ritmo energico e un suono vagamente “scuro” che uniti alla voce pulita della cantante, Tiziana Felle, creano melodie malinconiche e romantiche, facendo oscillare la band tra il folk rock e l'indie pop internazionale.  Sarebbe piacevole passare una serata con loro ma cerco di cogliere il più possibile da questo festival, quindi mi dirigo verso il cortile dove trovo gli Is Tropical. E' il momento di farsi travolgere e ballare sull'elettronica della band londinese che stasera presenta l'ultimo album, Black Anything. Hanno una carica irrefrenabile e una setlist completa che non omette né famose hit come Dancing Anymore, né loro canzoni precedenti del livello di The Greek e Land of the nod. Mi guardo intorno, c'è molto pubblico, non riesco ad arrivare facilmente avanti perché ballano tutti. La cantante muove i lunghi capelli biondi a ritmo di musica, Kirstie Fleck è entrata in forma stabile nel gruppo da poco (ma era già stata la vocalist di Dancing Anymore) e direi che con questo repertorio così trascinante la sua voce completa e rifinisce il tutto, donando quel fascino e quel brio che diventano tocco finale.
 
Dopo una mezzoretta di attesa sotto il palco principale vediamo entrare James Blake alle 00.00, quasi in prima fila ho davanti a me uno dei re della musica sperimentale, il pubblico è già in tripudio. Posso dire che ci sono emozioni che prima di questa sera non sapevo si potessero provare durante un concerto. James Blake live rende anche mille volte di più, alterna momenti di calma in cui la sua voce unica risuona per tutta la città a momenti in cui i bassi diventano veri e propri schiaffi emotivi. Il soul, l'elettronica minimal e passaggi dupstep si danno il cambio, si mescolano e si deformano sotto le mani sue e della band. Inizia con una toccante Hope she'll be happier di Bill Withers. Un concerto ipnotico, di un'intensità spettacolare. Durante la serata presenta un nuovo brano, Radio silence, che sarà anche il titolo del suo prossimo disco in uscita entro la fine di quest'anno. I brani più popolari come Limit to your love, OvergrownThe wilhelm scream, creano momenti impressionanti. Tutte le tracce eseguite vengono rivisitate sul momento e accolte con ovazione da parte del pubblico sin dalla prima nota, devo dire che Blake ne sembra entusiasta e divertito. Chiude con Measurements, lasciata suonare come vera protagonista sul palco, mentre lui esce.
  
Concludiamo la serata nel cortile D'Avalos, con il dj set di Bob Corsi e David Nerattini, si divertono tutti e il clima è affettuosamente goliardico, e mentre penso che non c'è modo migliore di concludere queste due giornate così piene e suggestive sto già tornando a casa con molte cose da raccontare.
 
Benedetta Terenzio
 
La descrizione del giorno prima la trovate qui.
 
Per sfogliare la gallery di questa giornata cliccate qui.
 
 
 

colapesce, concerto live, fabryka, indierock, is tropical, james blake, live, musica elettronica, Recensione, rock, siren fest, the pastels, vasto festival, vasto siren fest, vasto siren festival

Articoli correlati

Recensioni

Bedouin: nuovo singolo e residenza al Pacha

20/03/2023 | spadaronews

Dopo il successo del primo singolo “voices in my head”, gli eclettici bedouin presentano “aliens”, il secondo singolo che anticipa “temple of dreams”, il loro...

Recensioni

Kobra, il primo disco di Heleni

03/03/2023 | spadaronews

Si intitola “kobra” ed esce su tibetania records il singolo di debutto di heleni, disponibile in digitale negli store musicali da giovedì 2 marzo 2023 (oggi).   ...

Recensioni

Filippo Marcianò e Sergio Sironi, dalla Combriccola alla Stramilano domenica 15 maggio 2022

13/05/2022 | lorenzotiezzi

        filippo marcianò e sergio sironi saranno in piazza duomo, domenica 15 maggio, sul palco, alla partenza delle gare non competitive della stramilano, all...

424677 utenti registrati

17079976 messaggi scambiati

17583 utenti online

28010 visitatori online