NIGHTGUIDE INTERVISTA PEPPE SERVILLO

NIGHTGUIDE INTERVISTA PEPPE SERVILLO

Nuova formazione e nuova avventura per Peppe Servillo & Co., che ripartono in tournée sulle note della ultima recente fatica discografica: “Privé” (Warner Music), disponibile dallo scorso 18 maggio, e nuovo tour in partenza dall'Auditorium Fondazione Cariplo di Milano il 16 giugno.
Due figure abitano questo disco: una amara e l'altra dolce. La prima sfugge alla canzone, la seconda la insegue. Una, diffida delle parole e l'altra si consegna alle parole stesse. Sembra che alcune canzoni si muovano sospettose, offendendo le altre che invece accolgono, consolano e scaldano. Le ultime si affidano alle parole, alla loro precisione, alla capacità di queste di rappresentare il mondo, ma le prime restano a smentire ciò, recitando oscuramente pulsioni e sensazioni. E' doppia la natura di questo lavoro, come da sempre la natura di questo gruppo che in questi mesi ha rigenerato parte di se, come un piccolo animale dalla lunga vita, riaffidandosi a se stesso, alla sua piccola storia, alla propria varia identità. Corrono gli Avion Travel tra sentimenti opposti, generando con questo movimento il contrasto secondo la legge del dramma e a questa legge si votano in modo vitale e scomposto per un pugno di canzoni nuove. (Peppe Servillo) 
 
A distanza di 15 anni dal loro ultimo album di inediti “Poco Mossi gli altri Bacini”, risalente al lontano 2003, gli Avion Travel tornano con “Privé”, un disco fedele allo spirito di produzione indipendente e alle atmosfere della trilogia composta da “Bellosguardo”, “Opplà”, “Finalmente Fiori” e realizzato dopo aver ricostruito lo staff operativo dei loro inizi, con Mario Tronco nel ruolo di produttore artistico e supervisore, oltre che di arrangiatore e musicista.
Questa è l'intervista che abbiamo avuto con Peppe Servillo pochi giorni fa.

 
LR: Nel descrivere questo tuo nuovo album tu parlavi di due parti, una amara e una dolce; una che fugge e una che la insegue. Sbaglio nel dire che la parte amara è all'inizio dell'album e la parte più dolce è alla fine?
PS: No, assolutamente è così.
 
LR: “Inconsapevole” è la canzone che durante l'ascolto mi ha colpito maggiormente. Come può nascere un album così eclettico e con così tante ispirazioni diverse?
PS: Alcune canzoni di questo album sono nate diverso tempo fa. Altri brani sono più recenti o sono anche già stati interpretati da altri artisti. Noi abbiamo sempre ambito a scrivere anni formalmente, per così dire, impeccabili. Ballate come “Come si canta una domanda” o “L'amore arancione “, però al contempo abbiamo sempre desiderato sbaragliare totalmente questa forma di canzone, assecondando un istinto, spesso ispirato, dal valore dei contenuti dei testi e che musicalmente fosse ispirato dalla nostra formazione che è risalente agli anni 70'-80', quando ascoltavamo il prog, la new wave musicisti che azzardavano anche stilisticamente. Quindi è vero che nel gruppo ci sono due parti, poi tu ne trovi di più lo ritengo un complimento, vuol dire che ha più chiavi di lettura ed è un disco profondo.
 
LR: Si ho notato che sino la quarta avete osato un'altra cifra stilistica, diversa da quella a cui gli Avion Travel ci hanno abituati in questi anni. Ad esempio, “Inconsapevole” ho sentito tonalità vicine più allo stile dei Pink Floyd. L'ascolto di quest'album diventa proprio una esperienza musicale dentro i vostri gusti musicali, o sbaglio?
PS: Certo, poi come accennavo prima noi abbiamo sempre cercato di esser fedeli alle storie che raccontavamo, quindi da un punto di vista timbrico e melodico abbiamo assecondato l'andatura i quei testi. Non vi era altra maniera per concepire “Inconsapevole”, non poteva essere una ballata, né dolce, né luminosa, doveva essere scura, cupa. Poi alla fine, il percorso del disco ha seguito vie poco predefinite seguendo il caso e l'ispirazione, per questo si passa da atmosfere cupe a quelle luminose degli ultimi brani. Poi alla fine quando l'abbiamo chiuso e riascoltato così, abbiamo pensato che tutto fosse al posto giusto, anche perché evidentemente rifletteva un nostro momento personale, umano di gruppo.
 
LR: Soprattutto nella prima parte l'ascolto di alcuni pezzi da l'impressione di essere invadente in un momento personale.
PS: Eh sì, il disco infatti si chiama “Privé” per questo, perché è sicuramente una galleria di faccende private, però ecco noi abbiamo scelto di mettere i scena vicende personali in modo che vengano private della quotidianità e della banalità del voyerismo, dell'esibizionismo. Tradurre delle vicende personali in qualcosa che fosse artisticamente accettabile, interessante ed emozionante. Alla fine anche le cose dolorose che ci sono successe possono essere accettate se le metti in scena in una maniera che sia a tratti anche fredda.
 
LR: Si tratta di un percorso. Il tratto voyeristico si percepisce nella prima traccia, nella seconda si ammorbidisce con quelle melodie prof, molto distese., poi dopo in “Caro Maestro” e in “Se veramente Dio esisti” in cui l'autore si stava ponendo delle grosse domande esistenziali e poi dopo a un certo punto arriva la mamma e ti abbraccia.
PS: Mi fa molto piacere tu dica queste cose, perché “la musica è madre” come dice “Caro Maestro” e “Dolce Amaro”, testo che non è mio ma di Pacifico, la musica è madre e padre. Il padre è stato severo, la madre ti ha accolto e abbracciato. Mi fa molto piacere tu abbia notato una genitorialità rappresentata nel percorso di queste canzoni. La tua sensibilità era molto vigile.
 
LR: Ritornando a parlare della band, come è stato ritornare così alla ribalta?
LR: Beh sì, a Sanremo lo scopo mio era quello di esibirmi con Avitabile, che è un artista che apprezzo moltissimo, quello di mostrare gli Avion Travel ancora insieme dopo quello che era successo e annunciare la realizzazione del disco nuovo. Io poi in questi anni, così come gli altri componenti degli Avion, mi sono dedicato a tanti altri progetti che in qualche modo ritornano in quello che nuovamente facciamo adesso assieme. Ripropormi con gli Avion Travel, significa ripropormi come autore quindi ed è molto importante, questo vale anche per gli altri, perché ha scritto Mario, Ferruccio, insomma è veramente un disco corale, di tutti gli Avion Travel. Adesso che stiamo per iniziare la tournée dal vivo per noi è la chiave dell'approfondimento di quello che abbiamo scritto.
 
LR: Siccome l'album è un racconto, con trama, protagonisti e ti invita a saperne di più su chi c'è dietro e su quanto lavorare come attore (tu) e occuparsi di colonne sonore (gli altri Avion) abbia portato ispirazione.
LR: Io in effetti quando scrivo la centralità di un personaggio è importante ed è vincolante anche per loro che poi sono quelli che creano la musica, anche se poi il modo di procedere può essere l'uno o l'altro, cioè si può procedere prima dal testo, ma anche dalla musica. Delle volte sono io che con i testi assecondo la natura della musica.
 
LR: Hai mai pensato quindi di fare una colonna sonora?
LR: Personalmente no, questo no. No mi ritengo un musicista, sono un interprete autodidatta. Non ho mai avuto occasione di farlo e credo che no lo farò. Anche se questo album ha una natura molto narrativa, procede molto per storie e racconti di faccende private dal respiro universale.
 
LR: Ultime domande di rito: in tre parole che cos'è per te la musica...
LR: La musica di per sé non ha un significato e quindi è un linguaggio assolutamente libero, per chi fa canzoni con i testi noi tendiamo a vincolarla dandole un significato, ma la musica di per sé non ha significato. La musica per me è una possibilità di attraversare il tempo.
 
LR: Pensando a tutta la tua vita, quali sono i 3 album che mai potrebbero mancare nella tua collezione?
LR: Atom Heart Mother, un album di Frank Sinatra e non può mancare Boris horel.

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