Nightguide intervista i Ronin

Nightguide intervista i Ronin


Per chi non lo sapesse, un Ronin è un samurai senza padrone, e quindi senza causa: la loro figura è stata portata alla ribalta in Italia con film come 47 Ronin, che romanza la vera storia di 47 samurai che vendicarono l'omicidio del padrone che li lasciò senza nessuno da proteggere. I nostri Ronin, quelli di cui stiamo parlando, hanno appena pubblicato il loro nuovo disco, Bruto Minore: 8 brani e una cover, Tuvan Internationale, degli Hun-Huur-Tu. Bruto Minore deve il suo nome a uno dei Canti di Giacomo Leopardi, e rievoca sia i gesti violenti che associamo al nome di Bruto che il concetto di minore. E, in minore, i Ronin suonano quasi tutto. 





Prima di tutto: avete fatto uscire il disco per il mio compleanno e mi avete fatto un regalo bellissimo.  Ergo, iniziamo: Bruto Minore ha un titolo più cattivo che evocativo. Il nome di un figlio che uccide il padre, per esempio, seguito dall'aggettivo minore che comunque non fa mai bella pubblicità (se non parliamo di pentagrammi). Da cosa nasce la volontà di chiamare così questo nuovo disco, e come mai avete preso ispirazione dal VI canto di Leopardi? Non è una lettura comune.
Intanto siamo felici di averti fatto questo inatteso regalo di compleanno. Ho scelto “Bruto Minore” proprio per le diverse e contraddittorie interpretazioni a cui si presta. Pochissimi conoscono la Canzone leopardiana, così ostica e ardita. Il tema del suicidio (vero protagonista della poesia) ci è sempre stato caro, già da Lemming. Un suicidio rituale, dignitoso, riservato alle persone di nobile valore e di intenso sentire. Una suprema ed ultima presa di posizione a testa alta, non certo una resa. Ma “bruto” e “minore” evocano anche altri temi, come giustamente notavi. Violenza e turpitudine nella prima parola, mentre la seconda porta alla mente sia la tonalità minore del pentagramma, sia  qualcosa di poco importante, defilato. Anche questi sono tutti temi cari alla nostra estetica. Inoltre c'era anche una piccola continuità col titolo dell'album precedente, Adagio Furioso”, sempre a giocare con forme musicali che si possono leggere anche come violente (“furioso”) o minori e defilate (“adagio”). Non ci dispiace che la pubblicirtà ne risenta, l'ascolto della nostra musica è riservato a chi, come te, va un pochino oltre la superficie.


Il vostro nome parla di un guerriero senza più padrone, quindi senza più una causa. Vedete la mancanza di un padrone allo stesso modo, e cosa intendete quando pensate a un padrone? Un obiettivo potrebbe essere un padrone, e la perdita di un obiettivo potrebbe portare a non avere più una causa?
Nella cultura guerriera del Giappone medievale la scopo supremo era la protezione del padrone, ma noi non ci riferiamo tanto all'esistenza di un padrone (per fortuna non ne abbiamo, se non noi stessi e forse la Musica), quanto alla condizione che segue, ovvero quella di mercenario, reietto, vagabondo, sebbene guerriero. In questa ci sentiamo a nostro agio, e ci viene facile paragonarla al nostro approccio alla musica, che è sia incompromissorio (con la conseguenza che si va sempre e comunque verso una sconfitta, perché non raggiungerà mai il grande pubblico), sia mercenario (non in quanto ci svendiamo, ma in quanto siamo tutti professionisti della musica, suoniamo tutti più strumenti e generi diversissimi, siamo sempre in tour o in studio). La questione causa-obiettivo quindi non è primaria nella scelta del nostro nome:  facciamo quello che facciamo indipendentemente da tutto, è così e non potrebbe essere altro.


Scherzo quasi maggiore è un titolo geniale per una genialata: non avevo mai sentito così tante note in maggiore in un vostro pezzo, e sembra un misto fra il vecchio West e una composizione barocca per clavicembalo. Come vi è venuta in mente una cosa del genere?
Grazie per averlo notato. Da molto tempo, già piuttosto nettamente in “Adagio Furioso, gioco con gli stilemi della musica classica. L'inserimento di Nicola Manzan in formazione mi ha facilitato molto la cosa, lui è diplomato in violino al conservatorio. Questo pezzo è interamente in maggiore, ma finisce in minore, andando a riprendersi il pezzo successivo, che infatti si chiama Scherzo. Per questo è Quasi Maggiore. Dio, quanto ho sperato che qualcuno me lo chiedesse. Sei la prima.  


So che siete in giro da un sacco di tempo quindi, considerando quanto e come sta cambiando il modo di fruire e scoprire la musica, cosa avete notato di diverso rispetto a prima, come si sta evolvendo il vostro mondo?
Non avevo ancora avuto la fortuna di assistere a un cambiamento culturale e generazionale del genere, è stupefacente. Cambia veramente tutto, noi in parte ne rimaniamo fuori, nel senso che il nostro background è quello della vecchia scuola, e la nostra musica non parla quasi più ai ragazzini, così come la musica che ascoltano loro non parla a noi, tranne qualche eccezione. Sai, io prima suonavo e curavo le pubbliche relazionei via mail. Oggi dobbiamo prenderci una pausa ogni 20 minuti perché tutta la comunicazione avviene in tempo reale, ogni due ore dobbiamo consultarci sulla storia da pubblicare si Instagram. I promoter una volta ci chiedevano “quanta gente portate?”, ora ci chiedono quanti ascolti facciamo su Spotify.  E tutto passa velocissimo, perché 2 anni fa ci chiedevano quante visualizzazioni avevamo su YouTube e 4 anni fa quanti followers avevamo su Facebook. Chissà cosa conterà fra 6 mesi. Io ricordo che a 20 anni per me la notte voleva dire andare a concerti, spesso più di uno a sera, c'erano i centri sociali e ci si divertiva con pochi soldi, stando fuori fino alla mattina. Oggi i ragazzi fanno altre cose, il concerto è un evento raro, di solito di massa. Ne consegue che ai concerti medio-piccoli c'è sempre meno gente. Ma non riesco a preoccuparmi per tutto questo, nonostante il mio lavoro ne stia risentendo. Lo trovo molto stimolante, credo che porterà sviluppi interessanti anche se ora non riesco a prevederli. Lo osservo con curiosità.


C'è un tour in arrivo per Bruto Minore? Dove lo porterete?
Naturalmente lo porteremo in tour, viviamo per quello, per quella spedizione di guerra che è la tournée. Da fine settembre a fine gennaio lo porteremo in tutta Italia e faremo anche qualche tappa europea.


Avete fatto la cover di un pezzo degli Hun-Huur-Tu, e io ho scoperto che questa band esisteva solo dopo aver visto il vostro disco. Usano una tecnica vocale davvero difficile: in Italia abbiamo i Tenores, in Cina è un modo di cantare tradizionale mongolo ripreso anche da diverse band metal. Come mai vi siete lanciati su questa musica?
Ho conosciuto il throat singing grazie agli Shu-de, un gruppo di Tuva (piccola repubblica asiatica delle steppe russe), da cui nasce questo canto. Ormai una ventina d'anni fa lessi una recensione su Rumore che diceva che era il corrispettivo asiatico del grindcore. Naturalmente era un'affermazione quantomeno azzardata, se non del tutto inesatta, ma bastò a convincere questo giovane metallaro a procurarsi il disco e innamorarsi di questa musica. Ho continuato ad ascoltarla negli anni, e questo disco era quello giusto per inserire una versione di “Tuvan Internationale”, desiderio che covavo da anni.


Visto che parliamo di band: quali sono i vostri tre dischi preferiti in assoluto?
Eri stata bravissima fino a ora, perché questa domanda?? Va beh, dai, ti perdoniamo (e aggiungiamo emoticon imbarazzanti per farti capire che ti perdoniamo davvero). Non credo di conoscerti, ma la profondità delle domande che hai fatto fino a ora mi rende certo che capirai e apprezzerai il fatto che non si possa dare una risposta seria a quest'ultima, e che quando lo facciamo è per compassione o dovere professionale. Siccome questa è stata una bella intervista, desidero finirla con una risposta vera.

bruto minore, interviste musica, ronin

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