Diodato Live a Roma: la sincera bellezza di ''Cosa siamo diventati''

Diodato Live a Roma: la sincera bellezza di ''Cosa siamo diventati''

Siamo al Monk Club di Roma ed è durante la seconda serata di Sanremo 2017 che troviamo una valida alternativa al Festival: è il concerto di Diodato, che presenta il suo nuovissimo disco "Cosa siamo diventati".
Il cantante nato ad Aosta ma dalle origini Tarantine si trova al suo secondo disco di inediti (terzo contando ''A ritrovar bellezza, 2014) e nella cornice della Capitale passa con un tour in cui si fa accompagnare da musicisti del calibro di Daniele Fiaschi (già collaboratore di Daniele Silvestri), Alessandro Pizzonia, Danilo Bigioni e Duilio Galioto.
Il pubblico è impaziente, sono quasi le 23 e finalmente il concerto prende avvio con un'atmosfera dark che man mano si accende, mettendo al centro il cantante che intona il brano che da nome a questo bellissimo disco, un nome che corrisponde a quella domanda cui risulta doloroso rispondere: "Cosa siamo diventati?".
"Colpevoli" tratta invece, attraverso il vibrare della limpida voce di Diodato e la bellezza del sound della band, la sensazione lacerante di essere uniti nello spirito con qualcuno che si ama ma costretti a vagare in solitudine, cercando un nuovo senso alla propria esistenza. I ritmi sono meno oscuri e hanno cadenza regolarmente magnetica sul brano successivo, "Paralisi", tra sabbie mobili e sguardi che si tramutano in altri, più malinconici, sulle note di "Fiori immaginari", un brano invece romantico e dolcissimo.
Diodato sceglie di far continuare la scaletta con un altro brano del nuovo disco sul palco del Monk, "Guai", che si caratterizza per essere un racconto conturbante e al contempo poetico, in grado di coinvolgere, come solo i migliori artisti sanno fare, l'ascoltatore.
Il cantante esordito nel 2013 con "E forse sono pazzo" procede adagio con ''La luce di questa stanza", pezzo quasi estemporaneo perché scolpito nel diamante grezzo che è l'eleganza senza tempo di questa voce così tanto unica.
Il pubblico romano è in visibilio quando viene annunciato un ritorno al passato nella scaletta e ci si scatena con passione sulle note di "Ubriaco" , de ''I miei demoni'' e di ''Ma che vuoi?''.
La serata lascia spazio alla ricerca cui corrispose un disco ed un tour nel 2014, quella di ''A ritrovar bellezza'', con cui Antonio Diodato omaggiò grandi classici della canzone italiana come ''Amore che vieni, amore che vai'' di Fabrizio De Andrè, riproposta anche stasera.
E' tempo per il singolo che ha anticipato l'uscita di questo ''Cosa siamo diventati'', è tempo per un  amore senza confini: quello narrato in ''Mi si scioglie la bocca'', una canzone che fa letteralmente sognare, infondendo speranza e straordinaria positività, come fa l'amore al suo iniziale sbocciare.
La promessa di un futuro più luminoso scorre fluida sulle melodie di ''Per la prima volta'' e il rock si accresce ne 'La verità''. Chiude il primo set il primo pezzo del nuovo disco di Diodato, ''Uomo fragile''.
L'encore vede la band tornare sul palco del Monk Club di Roma con ben quattro brani: la travolgente ''Capello bianco'', la sensuale ''Se solo avessi un altro'' e la splendida, Sanremese, ''Babilonia''.
E come se ce ne fosse ancora bisogno, Diodato decide di concludere questo magico live con un brano che parla di una delle sensazioni più ambite, la felicità: ''Di questa felicità'' canta appunto come essa talvolta sia così incontenibile da diventare anche difficile da gestire. 
La nostra felicità, però, l'abbiamo sicuramente fatta lievitare, lasciandoci trascinare e coinvolgere da un'artista così esperto nel trasformare le emozioni, positive o negative che siano, in canzoni ricche di squisita sincerità.

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